venerdì 25 maggio 2007

“E’ la natura che vi condanna”

Una sentenza, quella dell’avvocato Foschini (V.Presidente del Consiglio comunale di Bologna, di Forza Italia, ndr) rivolta ai Gay, sulla quale è difficile non consentire.
La natura, è vero, non è democratica. Così come ha messo al mondo Don Giovanni Tenorio e, per fortuna, l’On. Franco Grillini, così ha prodotto Rita Levi Montalcini ed il medesimo Foschini. Quale ingiustizia!
Da sempre, da Sparta a Saint-Just, gl’ideologi egualitari, sia di Destra che di Sinistra, provano a lottare contro la natura. In generale costringendo i seguaci a una divisa. Per questo l’imperatore Ming, del pianeta Mongo di Flash Gordon, costringeva tutti a raparsi a zero perchè non si notasse la sua gialla calvizie.
Allora ha ragione Foschini, è meglio arrendersi alla naturalità?
Ma, ahinoi, la storia è andata avanti. Non siamo più nudi di fronte alle intemperie, non siamo senza difesa di fronte alla bizzarria della Natura. Alla calvizie si rimedia con un trapianto, come ha fatto il Ming di Arcore. Così come lo stesso imperatore nostrano ha dimostrato che bastano due tacchi nascosti nella tomaia e la statura inadeguata è esorcizzata. “Più protesi per tutti!”.
Ci fu un tempo nel quale Vescovi battaglieri e predicatori itineranti cercarono, senza successo, di impedire l’uso dell’anestetico ai cavadenti perchè il dolore è nell’ordine delle cose e sarebbe stato sovversivo cercare di attenuarlo.
”E’ causa di dolore il nascimento”, così la Bibbia.
E ancora stenta a diffondersi l’epidurale. Chissà perchè. Meno letta la Bibbia che ricorda le prime medicine ed insegna ad alleviare le sofferenze.
”I poveri saranno sempre con voi”, dice il Signor Gesù Cristo, e, invece di trarne spunto, come i tanti Don Bosco, per una carità inesausta, qualche polemista paolotto dell’ottocento, ma anche le suorine che mi ebbero scolaro negli anni ’60, ne ricavavano l’insegnamento che cercare di vincere la povertà è andar contro l’ordine stabilito dell’universo. Questione di punti di vista.
L’idea che l’uomo sia solo figlio della Natura e che tutto ciò che lo allontana da lei è male, è un bizzarro ragionamento, durissimo a morire.
Provarono a coniugarlo anche gli ecologi fondamentalisti di moda qualche decennio fa. Siccome non risultavano ancora rinoceronti gay o zanzare lesbiche, pareva loro opportuno che i diversi fra gli umani fossero più condiscendenti al gusto dei più. Confesso che quando mi parlano di comunità contraddistinte dal rifiuto della luce elettrica, dal riso bollito e dall’artigianato alternativo, provo,assieme ad una viva simpatia, un’irresistibile desiderio di un taxi e di un Mc Donald.
D’altra parte decidere cosa è davvero innaturale è difficilissimo. Ognuno è incline a dire normali le proprie abitudini ed a inorridire di quelle altrui. Con i punkkabbestia socializziamo tutti con difficoltà, riconosciamolo, ma sugli usi sessuali ci si divide.
Forza Italia tollera la diversità quando è mediatica, nei giurati di qualche reality di Mediaset, anche se a stretto contatto con aspiranti divetti, ma la vorrebbe lontana dalle anagrafi e dagli stati di famiglia. Insomma: se serve all’audience sì, se allontana la preferenza no.
Più che “Todo modo”, il motto sembra essere “Tutto fa brodo”.
Si dice: “non parliamo di voi, ma dei figli”. Non devono nascere figli da gay. E quelli che già sono nati, figli di un uomo o di una donna omosessuali, che ne facciamo? Li cancelliamo, li affidiamo a qualche accogliente famiglia normale? Come i figli degli squartati dai militari nazisti in Argentina, adottati poi da caritatevoli famigliuole bene. Ricordo, sull’alpe di Praly, sopra Pinerolo, nell’aspra montagna valdese, la sagoma di un prete. Sì proprio uno di quelli con la tonaca nera, lunga e lisa. Un uomo solitario, fra tanti protestanti, fierissimo del suo cattolicesimo, più di Nereo Rocco.
Uno che si sentiva carico del peso della responsabilità del mondo. Del mondo così com’è, con la natura, e gli uomini che nulla ne capiscono. Un sacerdote dall’aria mite e dalla fede durissima. Don Barbero, il prete che - lo accusarono - sposava i gay.
E’ vero: anche lo scandalo turba e può far danno. Ma molto cambia con i tempi, ed è facile immaginare che un giorno esempi come questi saranno preziosi.
Diamoci, tutti, una via d’uscita da queste brutte giornate. Ricordiamo che uno scontro sulla dignità delle persone, una divisione, non si dimenticano per mille anni.

Davide Ferrari
Unità 24 maggio 2007
www.davideferrari.org

sabato 19 maggio 2007

Contratto statali.Prodi

Da www.corriere.it

Il premier in vista del vertice di domenica sul «tesoretto»

Prodi: «Non voglio lo scontro sugli statali» «Dobbiamo gestire degli equilibri non facili, ma anche le ragioni dei dipendenti pubblici debbono essere considerate»


ROMA - Dopo la rottura tra governo e sindacati sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici l'esecutivo tenta di ricucire: «Non ho alcun desiderio di andare allo scontro» ha dichiarato il premier. Romano Prodi tende quindi la mano ai sindacati e, dopo aver annunciato venerdì l'intenzione di prendersi in carico la trattativa, afferma di voler tenere conto «delle ragioni dei dipendenti pubblici» anche se in un quadro più generale che tenga conto «dei seri problemi di compatibilità con i conti dello Stato».

IL VERTICE - Il segnale atteso dal sindacato potrà quindi arrivare domenica in occasione del vertice che si terrà a Palazzo Chigi tra Prodi, D'Alema, Rutelli, Padoa-Schioppa e Letta. Lì si dovrebbe fare il punto definitivo sull'utilizzo del «tesoretto», indicando in modo definitivo le priorità della politica economica. E stabilire quindi se ci saranno le risorse per chiudere l'accordo con i dipendenti pubblici.

RUTELLI OTTIMISTA - Il vicepremier Francesco Rutelli sembra ottimista: «l'accordo è maturo e sono convinto che sarà concluso nei prossimi giorni» anche perché «è nostro interesse assicurare il giusto riconoscimento a chi lavora come dipendente pubblico». Il vicepremier cerca anche di smorzare la critica rivolta ieri da Prodi al sindacato sullo sciopero: «E' uno strumento democratico, definirlo un'arma di ricatto non mi pare giusto».
Un invito all'esecutivo per scongiurare «assolutamente» lo sciopero arriva poi dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella: «andrebbe a penalizzare la crescita del Paese» sostiene il Guardasigilli.

I SINDACATI - Anche se quello di domenica non sarà, come ha precisato Prodi, un vertice «sui contratti pubblici, ma in cui discuterà del quadro generale» c'è attesa per capire in che modo, dopo il rifiuto di Padoa Schioppa a stanziare altre risorse, si risolverà la questione degli aumenti per i contratti pubblici. L'ipotesi di spalmare in tre anni gli aumenti previsti dall'accordo in modo da arrivare a regime ai 101 euro richiesti è stata respinta dal sindacato. «Questa è una sciocchezza» taglia corto il segretario generale della Fp Cgil, Carlo Podda, che aggiunge «ora l'unica soluzione che si può trovare è quella di chiudere il contratto». «Un allungamento si può anche discutere ma dopo la firma di questo contratto. Non è possibile - continua - che si possa ancora pensare a dare un colpo di piccone a un accordo già firmato».
«È un'ipotesi che non ci riguarda, una sciocchezza che conferma come la confusione sia ormai troppo alta. Il governo non sa di cosa parla così come quando confonde uno sciopero con un ricatto» ribatte il numero uno della Fps Cisl, Rino Tarelli, escludendo «tassativamente che ci possa essere una possibilità di spalmare i 101 euro».«Se hanno novità da proporre ce le presentassero: noi siamo disponibili al confronto» dice anche il segretario della Uil Pa Salvatore Bosco che però aggiunge «ciò non toglie che il governo ci deve dare una risposta sugli stanziamenti del biennio, che sempre 101 euro devono rimanere».


19 maggio 2007

Sicurezza. Amato.Cofferati

Da www.asgmedia.it

POLITICA

19/05/2007 - 12.12
Sicurezza: Firmato patto Amato - Sindaci
Il ministro: "Errore della sinistra pensare che il problema della sicurezza sia un problema dei ricchi"


Carabinieri e poliziotti per le strade, videosorveglianza, furti nelle ville, campi rom, vandali che imbrattano i muri. Questi alcuni temi trattati nella firma del patto stipulato tra il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, e i sindaci di Roma e Milano. "È un tragico errore della sinistra pensare che il problema della sicurezza sia un problema dei ricchi, che hanno qualcosa da difendere - ha detto il ministro -. Accade esattamente l'inverso: è chi ha pochissimo da difendere, e che proprio per questo si difende ancora piú aspramente, a chiedere maggiore tutela. Ed è lui, quando non si sente difeso, a diventare nemico di chi gli è piú simile". Amato ha anche parlato del problema di campi nomadi e ha sottolineato l'importanza dell'edilizia pubblica. "Come facciamo - ha detto - a portare i rom all'integrazione se non abbiamo delle case? Ma come possiamo offrire case ai rom se prima non le abbiamo offerte alle centinaia di migliaia di italiani flessibili e con il mutuo da pagare, che a metà del mutuo restano senza lavoro e finiscono tra gli occupanti abusivi delle case?" (gd).

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Da www.repubblica.it


CRONACA
La preoccupazione del sindaco di Bologna dopo l'attentato vicino alla casa del suo portavoce
"I deboli hanno bisogno di violare le norme per emanciparsi? Una sciocchezza clamorosa"
Cofferati va all'attacco
"Legalità, la sinistra si svegli"

di MASSIMO GIANNINI
ROMA - "Sono preoccupato. Vedo in giro brutti segnali... ". Potendo, si vorrebbe scherzare un po' sul Tex Willer di Bologna, sul sindaco di sinistra che si appropria degli slogan più cari alla destra: "tolleranza zero", "legge e ordine", e via banalizzando. Ma stavolta con Sergio Cofferati non c'è niente da scherzare. Le minacce terroristiche sono serie. Il clima che respira intorno a Palazzo Accursio è pesante. Lui lo percepisce. Di più: lo denuncia: "Quando sono in discussione le condizioni del vivere democratico, quando ci sono le bombe in giro, bisognerebbe unire, e non dividere. E invece... ".

E invece, signor sindaco?
"E invece, di fronte all'ennesima minaccia annunciata e poi eseguita, oltre alle reazioni positive di molti ho sentito gente che dice "se la sono cercata". Queste non sono solo sterili e puerili polemiche politiche. Sono brutti segnali, che la politica lancia senza ragionare, senza riflettere".

Qual è il pericolo? Pensa che anche i magistrati stiano sottovalutando il caso?
"Ho fiducia nel lavoro degli inquirenti. Non so nulla delle loro indagini, ed è giusto che sia così perché il riserboin questi casi è indispensabile. Il pericolo è che la politica non sia all'altezza. Che palesi una scarsa percezione del rischio potenziale a cui tutti siamo esposti. Stiamo ai fatti. La sigla partito comunista combattente è riapparsa in questi tempi a Bologna con delle lettere ai giornali, il 30 aprile. In quel testo ci sono minacce alla città e al suo sindaco. Il vecchio terrorismo rivendicava azioni già compiute, qui c'è una novità: le azioni vengono annunciate. E con un linguaggio non condizionato dai vecchi cascami ideologici, che definirei più "moderno". A quella lettera ne seguono altre, con minacce al segretario Ds di Bologna e al presidente della provincia. Poi due bombe esplodono davvero, presso le società di lavoro interinale. L'altro ieri, infine, bruciano due molotov sotto casa di Gibelli".


Questi fatti cosa dimostrano, secondo lei?
"Quello che colpisce è la sequenza: azioni annunciate, e poi azioni che si realizzano. Minacce scritte, e poi bombe che esplodono e macchine che si incendiano. In altri tempi, con un brutto termine, si sarebbe detto: è un'escalation. Qui c'è qualcuno che sembra dire: siamo terroristi, e siamo qui. Abbiamo i nostri obiettivi, e sappiamo come perseguirli. Nei loro documenti non c'è la stella a cinque punte. Questo potrebbe voler dire che sono gruppi nascenti ancora privi dell'avallo dei vecchi terroristi, ma che attraverso azioni mirate su obiettivi simbolici cercano di parlare alle aree del disagio giovanile, cercano di far proseliti, di costruire consenso e simpatia, e alla fine di accreditarsi nella lotta armata. Del resto, il ministero degli Interni ha segnalato l'alto numero di attestati di solidarietà ricevuti dagli ultimi br arrestati... ".

Lei sta dicendo che questi nuovi gruppi trovano terreno socialmente e politicamente fertile?
"Io metto in fila i fatti. E constato che questa corrente di simpatia non c'era mai stata negli ultimi anni. Questo mi fa dire che il fenomeno in atto non deve essere sottovalutato. Se gli inquirenti dimostreranno che tutto è riconducibile solo a pochi esaltati non pericolosi, allora saremo tutti contenti. Ma non vorrei mai trovarmi nella condizione opposta. Per questo dico a tutti: massima attenzione".

Lei si porta dietro l'esperienza della Pirelli, negli anni di piombo. Vede un'analogia con le vecchie Br?
"Vedo due elementi di continuità rispetto al brigatismo rosso delle origini. Il primo elemento è la pratica: anche all'inizio degli anni '70, per far proselitismo, si colpivano simboli. Il magistrato del lavoro, il capo reparto o il quadro dirigente della fabbrica. Oggi succede la stessa cosa: non solo Bologna, ma anche la villa di Berlusconi o la sede di Libero diventano obiettivi. Il secondo elemento di continuità è il rapporto tra i capi, insospettabili, e i gregari, visibilissimi".

Ma secondo lei anche oggi, a sinistra, c'è un "brodo di coltura" favorevole al nuovo terrorismo?
"Non dimentico il tragico errore dei primi anni '70, quando c'era chi considerava i terroristi "compagni che sbagliano". Oggi per fortuna quell'errore ci ha insegnato molto. Ciò non toglie che qua e là ci possano essere disattenzioni e sottovalutazioni. Questo mi inquieta molto. Anche in politica, c'è una generazione di persone che ha visto solo la fase finale della parabola terrorista, ma non ha vissuto i suoi albori. E quindi oggi non è in grado di valutare a fondo certi fenomeni".

Ora però dobbiamo trovare una risposta a una domanda delicata: perché proprio Cofferati è un simbolo da colpire?
"Più che a me, nei loro scritti deliranti questi soggetti guardano a Bologna. È Bologna il simbolo. Una città ferita tante volte dal terrorismo, di matrice fascista o brigatista. Una città ferita dalla strage alla stazione fino all'assassinio del professor Biagi".

Non lo neghi: certe campagne o minacce contro di lei nascono dal fatto che da sindaco "di sinistra" ha dato risposte non convenzionali ai problemi dell'immigrazione, della legalità, della sicurezza.
"Io sono convinto delle cose che ho fatto, e della loro utilità. Legalità e sicurezza vanno rideclinate fuori dalla dicotomia destra/sinistra. C'è il problema della mancanza di sicurezza sociale, legata alle condizioni oggettive ma spesso anche alle percezioni soggettive: se un cittadino si sente insicuro, tu non puoi limitarti a dirgli "le cose non stanno così", ma devi fare qualcosa per rassicurarlo. Il reddito, il lavoro, le protezioni sociali: più mancano certezze in queste sfere, più cresce la sensazione di insicurezza. Poi c'è il problema del pericolo per le persone: furti, scippi, rapine. A ognuno di questi problemi tu devi dare una risposta. Finora la sinistra si è preoccupata molto delle azioni positive necessarie a rimuovere l'insicurezza, mentre la destra ha sempre impostato la questione solo in termini di protezione delle persone".

Sbagliano tutte e due?
"Per certi aspetti sì. L'azione positiva è essenziale. Ma difficilmente dà frutti dall'oggi al domani. E allora, se nel frattempo la sicurezza è minacciata o violata, serve un'azione di contrasto immediata. Lì tu non puoi e non devi avere esitazioni, perché in quel caso la repressione serve proprio a proteggere il più debole".

Ma a volte è esattamente questo che la sinistra le contesta. E vive i suoi interventi, dagli sgombri dei rom alle case occupate, come un "tradimento".
"La sicurezza è, insieme, un bisogno elementare e un diritto di cittadinanza. E la legge, condivisa e rispettata, è il pilastro su cui si costruiscono azioni di sicurezza efficaci per i cittadini. Tutto questo, per me, non significa tradire i propri valori, o smarrire la propria identità di sinistra. Al contrario".

Lo spieghi ai suoi critici, dai no global ai rifondatori.
"In alcuni esponenti di sinistra c'è un imbarazzo incomprensibile, quando si rende necessaria un'azione di contrasto all'illegalità. Nessun sindaco la intraprende a cuor leggero, sia chiaro. Ma la solidarietà, giustamente tanto cara alla sinistra, è più forte se sta dentro un sistema di valori condivisi e di regole rispettate da tutti. In questi anni l'ho detto mille volte: per me il rispetto della legge è un'ovvietà. Le polemiche sorprendenti innescate da queste mie parole dimostrano che, senza rendercene conto, eravamo andati davvero troppo in là".

C'è chi le risponde che, senza certe violazioni delle regole, i deboli non si sarebbero mai emancipati.
"È una sciocchezza clamorosa. I deboli si sono sempre emancipati chiedendo leggi più avanzate, non violando quelle esistenti. E quando l'hanno fatto, hanno compiuto un gesto di disobbedienza civile, pagandone un prezzo e accettandone le conseguenze. Pensi a Rosa Park, che resta seduta al suo posto sull'autobus, va in prigione per questo ma cambia la storia di una nazione e inaugura l'era dei diritti civili nel mondo. Qui invece siamo spesso di fronte a persone che non hanno nessun obiettivo "alto", violano la legge e non solo non accettano di pagarne il prezzo, ma pretendono addirittura un riconoscimento sociale per averlo fatto. Mi dispiace, ma questo non lo accetto da sindaco, come non l'ho mai accettato da sindacalista. Ovunque non c'è rispetto della legge, il debole soccombe e vince sempre il più forte. Questo, a sinistra, non tutti l'hanno ancora capito".

Qualcosa si muove. Prenda quel lettore di "Repubblica" che, di fronte a un'ondata migratoria spesso incline alla criminalità, si scopre per la prima volta "razzista", e si spaventa.
"Questa consapevolezza crescente mi conforta. Tutto sta cambiando, intorno a noi. Dobbiamo aggiornare le nostre categorie di giudizio, che non possono più essere statiche e immodificabili".

Lei sta dicendo, con parole diverse, quello che molti pensano: sicurezza e legalità non sono né di destra, né di sinistra.
"Ne sono convinto anch'io. E cerco di agire di conseguenza. Enunciare questa "verità" non può essere un alibi per mettersi l'anima in pace, e poi andare avanti come se niente fosse, senza fare nulla per risolvere i problemi della nostra società".

(19 maggio 2007)

La Giustizia. ancora. In una nuova edizione.

Da oggi, Sabato 19 Maggio 2007, torna ad uscire con regolarità, con edizioni quotidiane, la nostra rassegna stampa, che ha fatto rivivere una gloriosa testata della storia del movimento dei lavoratori in Italia.
are una rassegna di ritagli e scrivere ogni giorno sarà il nostro compito, come sempre sospinto da un richiamo ideale che, per noi, è più vivo e necessario che mai.
Ringraziamo Davide Ferrari che tanto ha fatto, nel 2003 per "La Giustizia", e che oggi si dedica all'iniziativa di dare vita alla ASSOCIAZIONE DELLA SINISTRA PER IL PARTITO DEMOCRATICO. Anche noi siamo in quest'avventura.
Il momento politico è complesso e difficile.
La proposta del "Partito Democratico" è in campo.La appoggeremo senza encomi e servilismi, con libertà.
I nostri temi di sempre: pace, nuovo ordine internazionale, lavoro, unità della Sinistra non solo non verranno meno ma saranno sollecitati da un presente che comunque chiama all'impegno.
Saremo molto attenti alla prova di governo del centrosinistra e sosterremo l'azione di Romano Prodi. A modo nostro, ma con grande convinzione.

Etienne Salvadore
redazione@lagiustizia.net

domenica 27 luglio 2003

Rinasce "La giustizia" in rete.

Lunedi' 28 luglio 2003, nasce a Bologna la riedizione online di "La giustizia".
Una testata gloriosa, un nome impegnativo, un blog quotidiano per l'informazione politica.
In redazione Etienne Salvadore, Raffaella Levi, Cristina Aquili Mazza, Giorgio Medici.
La direzione e' di Davide Ferrari.
(www.davideferrari.net).
Per lettere e contatti:
quotidianolagiustizia@yahoo.com.sg