sabato 19 maggio 2007

Sicurezza. Amato.Cofferati

Da www.asgmedia.it

POLITICA

19/05/2007 - 12.12
Sicurezza: Firmato patto Amato - Sindaci
Il ministro: "Errore della sinistra pensare che il problema della sicurezza sia un problema dei ricchi"


Carabinieri e poliziotti per le strade, videosorveglianza, furti nelle ville, campi rom, vandali che imbrattano i muri. Questi alcuni temi trattati nella firma del patto stipulato tra il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, e i sindaci di Roma e Milano. "È un tragico errore della sinistra pensare che il problema della sicurezza sia un problema dei ricchi, che hanno qualcosa da difendere - ha detto il ministro -. Accade esattamente l'inverso: è chi ha pochissimo da difendere, e che proprio per questo si difende ancora piú aspramente, a chiedere maggiore tutela. Ed è lui, quando non si sente difeso, a diventare nemico di chi gli è piú simile". Amato ha anche parlato del problema di campi nomadi e ha sottolineato l'importanza dell'edilizia pubblica. "Come facciamo - ha detto - a portare i rom all'integrazione se non abbiamo delle case? Ma come possiamo offrire case ai rom se prima non le abbiamo offerte alle centinaia di migliaia di italiani flessibili e con il mutuo da pagare, che a metà del mutuo restano senza lavoro e finiscono tra gli occupanti abusivi delle case?" (gd).

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Da www.repubblica.it


CRONACA
La preoccupazione del sindaco di Bologna dopo l'attentato vicino alla casa del suo portavoce
"I deboli hanno bisogno di violare le norme per emanciparsi? Una sciocchezza clamorosa"
Cofferati va all'attacco
"Legalità, la sinistra si svegli"

di MASSIMO GIANNINI
ROMA - "Sono preoccupato. Vedo in giro brutti segnali... ". Potendo, si vorrebbe scherzare un po' sul Tex Willer di Bologna, sul sindaco di sinistra che si appropria degli slogan più cari alla destra: "tolleranza zero", "legge e ordine", e via banalizzando. Ma stavolta con Sergio Cofferati non c'è niente da scherzare. Le minacce terroristiche sono serie. Il clima che respira intorno a Palazzo Accursio è pesante. Lui lo percepisce. Di più: lo denuncia: "Quando sono in discussione le condizioni del vivere democratico, quando ci sono le bombe in giro, bisognerebbe unire, e non dividere. E invece... ".

E invece, signor sindaco?
"E invece, di fronte all'ennesima minaccia annunciata e poi eseguita, oltre alle reazioni positive di molti ho sentito gente che dice "se la sono cercata". Queste non sono solo sterili e puerili polemiche politiche. Sono brutti segnali, che la politica lancia senza ragionare, senza riflettere".

Qual è il pericolo? Pensa che anche i magistrati stiano sottovalutando il caso?
"Ho fiducia nel lavoro degli inquirenti. Non so nulla delle loro indagini, ed è giusto che sia così perché il riserboin questi casi è indispensabile. Il pericolo è che la politica non sia all'altezza. Che palesi una scarsa percezione del rischio potenziale a cui tutti siamo esposti. Stiamo ai fatti. La sigla partito comunista combattente è riapparsa in questi tempi a Bologna con delle lettere ai giornali, il 30 aprile. In quel testo ci sono minacce alla città e al suo sindaco. Il vecchio terrorismo rivendicava azioni già compiute, qui c'è una novità: le azioni vengono annunciate. E con un linguaggio non condizionato dai vecchi cascami ideologici, che definirei più "moderno". A quella lettera ne seguono altre, con minacce al segretario Ds di Bologna e al presidente della provincia. Poi due bombe esplodono davvero, presso le società di lavoro interinale. L'altro ieri, infine, bruciano due molotov sotto casa di Gibelli".


Questi fatti cosa dimostrano, secondo lei?
"Quello che colpisce è la sequenza: azioni annunciate, e poi azioni che si realizzano. Minacce scritte, e poi bombe che esplodono e macchine che si incendiano. In altri tempi, con un brutto termine, si sarebbe detto: è un'escalation. Qui c'è qualcuno che sembra dire: siamo terroristi, e siamo qui. Abbiamo i nostri obiettivi, e sappiamo come perseguirli. Nei loro documenti non c'è la stella a cinque punte. Questo potrebbe voler dire che sono gruppi nascenti ancora privi dell'avallo dei vecchi terroristi, ma che attraverso azioni mirate su obiettivi simbolici cercano di parlare alle aree del disagio giovanile, cercano di far proseliti, di costruire consenso e simpatia, e alla fine di accreditarsi nella lotta armata. Del resto, il ministero degli Interni ha segnalato l'alto numero di attestati di solidarietà ricevuti dagli ultimi br arrestati... ".

Lei sta dicendo che questi nuovi gruppi trovano terreno socialmente e politicamente fertile?
"Io metto in fila i fatti. E constato che questa corrente di simpatia non c'era mai stata negli ultimi anni. Questo mi fa dire che il fenomeno in atto non deve essere sottovalutato. Se gli inquirenti dimostreranno che tutto è riconducibile solo a pochi esaltati non pericolosi, allora saremo tutti contenti. Ma non vorrei mai trovarmi nella condizione opposta. Per questo dico a tutti: massima attenzione".

Lei si porta dietro l'esperienza della Pirelli, negli anni di piombo. Vede un'analogia con le vecchie Br?
"Vedo due elementi di continuità rispetto al brigatismo rosso delle origini. Il primo elemento è la pratica: anche all'inizio degli anni '70, per far proselitismo, si colpivano simboli. Il magistrato del lavoro, il capo reparto o il quadro dirigente della fabbrica. Oggi succede la stessa cosa: non solo Bologna, ma anche la villa di Berlusconi o la sede di Libero diventano obiettivi. Il secondo elemento di continuità è il rapporto tra i capi, insospettabili, e i gregari, visibilissimi".

Ma secondo lei anche oggi, a sinistra, c'è un "brodo di coltura" favorevole al nuovo terrorismo?
"Non dimentico il tragico errore dei primi anni '70, quando c'era chi considerava i terroristi "compagni che sbagliano". Oggi per fortuna quell'errore ci ha insegnato molto. Ciò non toglie che qua e là ci possano essere disattenzioni e sottovalutazioni. Questo mi inquieta molto. Anche in politica, c'è una generazione di persone che ha visto solo la fase finale della parabola terrorista, ma non ha vissuto i suoi albori. E quindi oggi non è in grado di valutare a fondo certi fenomeni".

Ora però dobbiamo trovare una risposta a una domanda delicata: perché proprio Cofferati è un simbolo da colpire?
"Più che a me, nei loro scritti deliranti questi soggetti guardano a Bologna. È Bologna il simbolo. Una città ferita tante volte dal terrorismo, di matrice fascista o brigatista. Una città ferita dalla strage alla stazione fino all'assassinio del professor Biagi".

Non lo neghi: certe campagne o minacce contro di lei nascono dal fatto che da sindaco "di sinistra" ha dato risposte non convenzionali ai problemi dell'immigrazione, della legalità, della sicurezza.
"Io sono convinto delle cose che ho fatto, e della loro utilità. Legalità e sicurezza vanno rideclinate fuori dalla dicotomia destra/sinistra. C'è il problema della mancanza di sicurezza sociale, legata alle condizioni oggettive ma spesso anche alle percezioni soggettive: se un cittadino si sente insicuro, tu non puoi limitarti a dirgli "le cose non stanno così", ma devi fare qualcosa per rassicurarlo. Il reddito, il lavoro, le protezioni sociali: più mancano certezze in queste sfere, più cresce la sensazione di insicurezza. Poi c'è il problema del pericolo per le persone: furti, scippi, rapine. A ognuno di questi problemi tu devi dare una risposta. Finora la sinistra si è preoccupata molto delle azioni positive necessarie a rimuovere l'insicurezza, mentre la destra ha sempre impostato la questione solo in termini di protezione delle persone".

Sbagliano tutte e due?
"Per certi aspetti sì. L'azione positiva è essenziale. Ma difficilmente dà frutti dall'oggi al domani. E allora, se nel frattempo la sicurezza è minacciata o violata, serve un'azione di contrasto immediata. Lì tu non puoi e non devi avere esitazioni, perché in quel caso la repressione serve proprio a proteggere il più debole".

Ma a volte è esattamente questo che la sinistra le contesta. E vive i suoi interventi, dagli sgombri dei rom alle case occupate, come un "tradimento".
"La sicurezza è, insieme, un bisogno elementare e un diritto di cittadinanza. E la legge, condivisa e rispettata, è il pilastro su cui si costruiscono azioni di sicurezza efficaci per i cittadini. Tutto questo, per me, non significa tradire i propri valori, o smarrire la propria identità di sinistra. Al contrario".

Lo spieghi ai suoi critici, dai no global ai rifondatori.
"In alcuni esponenti di sinistra c'è un imbarazzo incomprensibile, quando si rende necessaria un'azione di contrasto all'illegalità. Nessun sindaco la intraprende a cuor leggero, sia chiaro. Ma la solidarietà, giustamente tanto cara alla sinistra, è più forte se sta dentro un sistema di valori condivisi e di regole rispettate da tutti. In questi anni l'ho detto mille volte: per me il rispetto della legge è un'ovvietà. Le polemiche sorprendenti innescate da queste mie parole dimostrano che, senza rendercene conto, eravamo andati davvero troppo in là".

C'è chi le risponde che, senza certe violazioni delle regole, i deboli non si sarebbero mai emancipati.
"È una sciocchezza clamorosa. I deboli si sono sempre emancipati chiedendo leggi più avanzate, non violando quelle esistenti. E quando l'hanno fatto, hanno compiuto un gesto di disobbedienza civile, pagandone un prezzo e accettandone le conseguenze. Pensi a Rosa Park, che resta seduta al suo posto sull'autobus, va in prigione per questo ma cambia la storia di una nazione e inaugura l'era dei diritti civili nel mondo. Qui invece siamo spesso di fronte a persone che non hanno nessun obiettivo "alto", violano la legge e non solo non accettano di pagarne il prezzo, ma pretendono addirittura un riconoscimento sociale per averlo fatto. Mi dispiace, ma questo non lo accetto da sindaco, come non l'ho mai accettato da sindacalista. Ovunque non c'è rispetto della legge, il debole soccombe e vince sempre il più forte. Questo, a sinistra, non tutti l'hanno ancora capito".

Qualcosa si muove. Prenda quel lettore di "Repubblica" che, di fronte a un'ondata migratoria spesso incline alla criminalità, si scopre per la prima volta "razzista", e si spaventa.
"Questa consapevolezza crescente mi conforta. Tutto sta cambiando, intorno a noi. Dobbiamo aggiornare le nostre categorie di giudizio, che non possono più essere statiche e immodificabili".

Lei sta dicendo, con parole diverse, quello che molti pensano: sicurezza e legalità non sono né di destra, né di sinistra.
"Ne sono convinto anch'io. E cerco di agire di conseguenza. Enunciare questa "verità" non può essere un alibi per mettersi l'anima in pace, e poi andare avanti come se niente fosse, senza fare nulla per risolvere i problemi della nostra società".

(19 maggio 2007)